Con Margherita Hack, il 29 giugno 2013 se ne è andato a 91 anni, un personaggio a tutto tondo, che ha travalicato i confini dell’astronomia: un ricordo della scienziata nelle parole di Gianluca Ranzini, astrofisico e giornalista di Focus.
L’ho conosciuta a metà degli anni Novanta, quando ero direttore scientifico del Planetario di Milano. Poi l’ho incontrata diverse volte nel corso del tempo, e negli ultimi anni ho avuto l’opportunità di lavorare a più stretto contatto con lei per scrivere due libri. Ci siamo visti qualche volta, ci siamo più spesso sentiti via email (Margherita, malgrado l’età, aveva una certa pratica con le nuove tecnologie). Ultimamente però aveva ridotto i suoi impegni pubblici, proprio perché il fisico non le consentiva più quello che invece il suo spirito sempre vivace le suggeriva. Anche se, magari una settimana dopo aver declinato un invito, la si ritrovava in giro per l’Italia a una conferenza o a una premiazione, carica di nuove energie.
Per quello che l’ho conosciuta, posso dire che Margherita nel privato era più pacata di come la si vedeva per esempio in televisione. Quando però aveva davanti una platea si illuminava, e non si risparmiava. Avrebbe sempre parlato per ore. Almeno fino a quando il suo mitico marito Aldo, conosciuto da ragazzina a Firenze e compagno letteralmente da una vita, dalla prima fila l’apostrofava con il suo nomignolo dicendo: “Oh Marga, adesso l’è ora di andare a casa!”.
La Hack è stata per l’Italia quello che Carl Sagan ha rappresentato per gli Stati Uniti: un grande scienziato, prima donna direttore di un osservatorio nel nostro Paese, che si è scoperto altrettanto grande divulgatore. In questi anni di “pensione”, Margherita di fatto era sempre impegnata a scrivere libri o a girare ovunque per intrattenere un pubblico di specialisti o di appassionati. Rimanere a casa a riposare non era davvero nella sua indole. Negli anni ha raggiunto una popolarità presso il grande pubblico che non ha uguali per un ricercatore italiano; ha portato la scienza nelle case di tutti. La cosa forse più bella è che è accaduto in modo naturale, per la sua verve innata e la sua capacità di comunicare, non certo perché fosse in cerca di popolarità.
La Hack è stata per l’Italia quello che Carl Sagan ha rappresentato per gli Stati Uniti: un grande scienziato, prima donna direttore di un osservatorio nel nostro Paese, che si è scoperto altrettanto grande divulgatore. In questi anni di “pensione”, Margherita di fatto era sempre impegnata a scrivere libri o a girare ovunque per intrattenere un pubblico di specialisti o di appassionati. Rimanere a casa a riposare non era davvero nella sua indole. Negli anni ha raggiunto una popolarità presso il grande pubblico che non ha uguali per un ricercatore italiano; ha portato la scienza nelle case di tutti. La cosa forse più bella è che è accaduto in modo naturale, per la sua verve innata e la sua capacità di comunicare, non certo perché fosse in cerca di popolarità.
La Hack, per i giornalisti, era una certezza. Sempre disponibile, offriva immancabilmente il suo commento non banale.
Si è prestata, oltre alla divulgazione della scienza che era la sua vita, anche per testimoniare il suo essere vegetariana, il suo amore per i gatti o la sua passione per la società civile (è stata più volte eletta alle politiche e alle regionali, anche se poi è sempre tornata all’astronomia), per la bicicletta e lo sport (in gioventù era stata atleta di buon livello). E anche per testimoniare il suo essere atea.
Si è prestata, oltre alla divulgazione della scienza che era la sua vita, anche per testimoniare il suo essere vegetariana, il suo amore per i gatti o la sua passione per la società civile (è stata più volte eletta alle politiche e alle regionali, anche se poi è sempre tornata all’astronomia), per la bicicletta e lo sport (in gioventù era stata atleta di buon livello). E anche per testimoniare il suo essere atea.
Margherita pensava che l’universo che ci circonda fosse già abbastanza interessante e intrigante, senza bisogno di andare a cercare qualcosa altrove.
Ci mancherà, perché è difficile trovare qualcuno che con le sue parole sappia avvincere come faceva lei. E che abbia la capacità di dire tutto senza peli sulla lingua, come amava fare.
Ci mancherà, perché è difficile trovare qualcuno che con le sue parole sappia avvincere come faceva lei. E che abbia la capacità di dire tutto senza peli sulla lingua, come amava fare.
Gianluca Ranzini