Vengono definiti cosmonauti perduti o anche cosmonauti fantasma alcuni cosmonauti sovietici che, secondo alcune teorie complottistiche e leggende urbane, sarebbero deceduti nel corso di missioni spaziali, ma la cui esistenza non è mai stata confermata da evidenze oggettive.
L’Unione Sovietica ad oggi ha riconosciuto come vittime del proprio programma spaziale solo i cosmonauti della Sojuz 1 e della Sojuz 11
Nel 1959 lo scienziato Hermann Oberth riferì di avere saputo che nel febbraio 1958 era morto un cosmonauta lanciato in un volo suborbitale dal cosmodromo di Kapustin Yar, ma non volle riferire la fonte dell’informazione. Nel dicembre dello stesso anno, l’agenzia italiana Continentale diede la notizia che secondo un alto esponente del Partito Comunista di Cecoslovacchia erano morti tre cosmonauti sovietici in altrettanti voli suborbitali. Le voci vennero alimentate anche da fotografie di uomini in tuta spaziale pubblicate nel 1959 dal settimanale sovietico Ogoniok e dal quotidiano serale di Mosca; i nomi di questi uomini apparivano nelle didascalie, ma in seguito essi (Belokoniov, Kachur, Graciov, Michailov e Zavadovski) non hanno mai preso parte a voli spaziali, pertanto i fautori della teoria sui cosmonauti perduti ritengono che siano deceduti nel corso di missioni spaziali segrete.
Nel 1960 lo scrittore Robert Heinlein scrisse in un articolo che il 15 maggio 1960, mentre si trovava in Unione Sovietica, fu informato da un cadetto dell’Armata Rossa che quel giorno i sovietici avevano lanciato un cosmonauta in un volo orbitale, ma un cattivo funzionamento dei retrorazzi aveva causato la perdita del veicolo spaziale al momento del rientro sulla Terra[1] (ufficialmente i sovietici comunicheranno di avere lanciato lo Sputnik 4). Il 10 aprile 1961, due giorni prima del volo di Gagarin, il giornalista Dennis Ogden, corrispondente del giornale comunista britannico The Daily Worker, scrisse che pochi giorni prima, esattamente il 7 aprile, i sovietici avevano lanciato un uomo nello spazio; alla notizia un corrispondente francese a Mosca, Eduard Brobovski, il giorno successivo fece il nome di Vladimir Iljushin. Secondo alcune fonti, la presunta vedova di Anatolij Tokov – uno dei cosmonauti scomparsi misteriosamente – durante una visita negli Stati Uniti di una delegazione sovietica di cui faceva parte, avrebbe rivelato che il marito sarebbe morto nel 1967 durante l’addestramento per un volo spaziale. Altre fonti riportano invece che Tokov sarebbe stato il marito della presunta cosmonauta Ludmilla Serakovna e che i due coniugi abbiano volato insieme nello spazio nel 1961, perdendo la vita.
Nel 1999 venne prodotto sulla vicenda un documentario, in cui si raccontava che Iljushin, lanciato prima di Gagarin, effettuò un atterraggio di emergenza nel territorio della Repubblica Popolare Cinese e il cosmonauta rimase gravemente ferito.
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